Non sono d'accordo. un genitore deve impartire l'educazione, e a questo non può sfuggire.
E cos'ho detto? Che deve insegnargli a vivere!
Il punto è un altro, finché il problema religioso non tocca il figlio è meglio non forzare. L'unica cosa che posso consigliare è che se alui salta il "pallino" di interessarsi ad una religione, è di informarsi su di essa (se è ateo o agnostico meglio così ha meno problemi
e spendere meno soldi per i libri
).
Prendo un articolo da un sito:
Tutti i problemi fra genitori e figli nascono dal fatto che per l'educazione ricevuta o per egoismo nessuno accetta il proprio ruolo e pretende ciò che in realtà non gli è dovuto, si mischiano cioè diritti e doveri senza avere la chiave per capirli e separarli secondo giustizia. Questa chiave è il concetto di distacco che sarà fondamentale nel terzo millennio: una coppia ha un figlio, lo educa, il figlio accetta la coppia come genitori, poi, a una certa età, incomincia a fare la propria vita, finché si distacca da loro. Detto così sembra che non ci sia nulla di nuovo. Il problema è che le famiglie (genitori e figli) non riescono a comprendere che tutti i loro rapporti, i loro conflitti e anche il loro amore sono in funzione del distacco. Nel secondo millennio il concetto di distacco era assente o era addirittura negato: si pensi a quanti genitori hanno preteso che i figli vivessero con loro anche dopo che si erano sposati. Il risultato erano incomprensioni a non finire.
Il distacco è il momento in cui un figlio decide di fare la propria vita, di camminare con le proprie gambe, senza l'aiuto dei genitori. È un momento netto, proprio come per il bimbo che impara a camminare: finché si va ancora a carponi non c'è distacco.
Grazie al concetto di distacco i rapporti fra genitori e figli diventano chiari: esistono due fasi, prima e dopo il distacco.
Prima del distacco i genitori decidono della vita dei figli - Se un figlio maggiorenne vuole continuare a studiare servendosi dell'appoggio dei genitori non può nemmeno pretendere di vivere la sua vita. Questa pretesa non è che una forma dello sfruttamento dell'amore dei genitori (pensiamo al figlio ultratrentenne che studia ancora!). Se un ragazzo vuol fare la propria vita si cerchi un lavoro e si distacchi dai genitori; fra le altre cose imparerà sicuramente a crescere e a conoscere la vita, cosa che non potrà certo fare se l'unica preoccupazione della sua giornata è chiedere i soldi per acquistare la macchina, per andare in vacanza o per uscire il sabato sera con gli amici. Un figlio che non ha il coraggio di distaccarsi non può pretendere di insegnare ai genitori come educarlo. Se i genitori sbagliano se ne vada, se non sbagliano accetti la loro educazione, anche se non collima con i suoi desideri.
Dopo il distacco i genitori non hanno più voce in capitolo sulla vita dei loro figli - È chiaro che l'amore resta immutato, ma deve trasformarsi ed elargire utili consigli, non più ordini. Il caso più classico è quello dei genitori (spesso la madre) che continuano a interferire nella vita dei figli dopo che questi hanno deciso di staccarsi, spesso con la motivazione: "Lo faccio per il tuo bene". Dopo il distacco il genitore deve capire che il figlio ha ottenuto la sua piena libertà (è quindi anche libero di suicidarsi!), non è più un essere che deve essere guidato fra i meandri della vita. Se sbaglia è una sua libera scelta, comunque derivata dall'educazione ricevuta. Anziché continuare a ordinare, il genitore dovrebbe chiedersi dove ha sbagliato nell'educazione. Praticamente questa intrusione la si trova ogniqualvolta i genitori interferiscono nella formazione della nuova famiglia dei loro figli. Il caso della suocera è classico. Nel terzo millennio non ha più senso che la nuova coppia viva con i genitori di lui o di lei: la pratica dimostra che ci sono sempre problemi. Chi accetta l'interferenza dei genitori suoi o del compagno/a ha già messo la prima pietra della propria infelicità. La cosa più comune è che si cerca di risolvere il problema con continui compromessi, quando la soluzione è banale: ognuno per conto suo!
Io personalmente non vedo il problema, se mio figlio mi dicesse un giorno che ne so... "mi interessa l'induismo", gli direi: "informati!!!".
Credo che sia la cosa meglio da fare.
[Modificato da Venetus 15/07/2005 17.52]