[Antonia Pozzi]
Se le mie parole potessero
essere offerte a qualcuno
questa pagina
porterebbe il tuo nome.
(Antonia Pozzi)
Antonia Pozzi (1912-1938) nacque a Milano da Lina Cavagna Sangiuliani e Roberto Pozzi, e morì suicida ventisei anni dopo. Nessuna delle sue opere venne pubblicata prima della sua morte.
Nel 1930, Antonia Pozzi si iscrisse all'Università di Milano, dove studiò filologia moderna. Quest'esperienza di studi incrementò la sua passione per la filosofia, la letteratura ed il linguaggio, in particolar modo, stimolante fu la frequentazione, assieme all'amico fraterno Vittorio Sereni e ad altri giovani studenti quali Luciano Anceschi, Gian Luigi Manzi, delle lezioni del professore di Estetica Antonio Banfi. Anni dopo viaggiò molto in tutta Europa, e nell'estate del '38 scrisse alla nonna, comunicandole la sua intenzione di scrivere un romanzo storico sulla Lombardia. Le lettere di questo periodo, lasciano trasparire un forte entusiasmo per il progetto, che si prolungò fino all'autunno di quell'anno. In una lettera datata 23 ottobre, invece, lo stato di Antonia apparve radicalmente cambiato. Le leggi razziali contro gli ebrei, avevano causato la partenza di alcuni dei suoi amici più cari, e la ragazza, allora ventiseienne, fu sinceramente sconvolta dall'evolversi degli eventi. Il 1 dicembre, Antonia decise di spostarsi nella sua casa di Chiaravalle, per sfuggire all'avanzata della guerra, e, da lì, scrisse una lettera ai suoi genitori. Tre giorni dopo, fu trovata morta.
"A dieci anni dalla prima edizione completa, siamo legittimati nel riconoscere che la poesia di Antonia Pozzi abbia avuto la sua vittoria sul tempo, come aveva profetizzato Eugenio Montale, preannunciando già nel 1948 la permanenza di questa timida ma duratura ghirlanda di versi, forever young.
Sfida ogni indifferente silenzio, di fatto, la storia di questa "giovinezza che non trova scampo" e lo cerca in poesia,
non per varchi o passaggi di frontiera oltre la soglia fenomenica, piuttosto in dialogo perenne con voci che provengono dalla bocca dell'ombra insistenti come richiami di Persefone. Per l'esperienza sbrecciata, la vita si tuffa oltre la vita".
(dalla prefazione di Alessandra Cenni alla raccolta di poesie Parole, Garzanti 1998.
OPERE
Parole, Mondadori 1939 (1a edizione)
Parole, Mondadori 1964 (4a edizione)
La Vita Sognata e altre poesie inedite, Scheiwiller 1986
Parole, Garzanti 1989
Parole, Garzanti 1998
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[poesie]
Da Parole
*
AFA
Oggi
la mia tristezza esigente
a starnazzarmi nell'anima
pesantemente
come scirocco
pregno di salsedine.
*
VOCE DI DONNA
Io nacqui sposa di te soldato.
So che a marce e a guerre
lunghe stagioni ti divelgon da me.
Curva sul focolare aduno bragi,
sopra il tuo letto ho disteso un vessillo,
ma se ti penso all'addiaccio
piove sul mio corpo autunnale
come su un bosco tagliato.
Quando balena il cielo di settembre
e pare un'arma gigantesca sui monti,
salvie rosse mi sbocciano sul cuore.
Che tu mi chiami,
che tu mi usi
con la fiducia che dai alle cose,
come acqua che versi sulle mani
o lana che ti avvolgi intorno al petto.
Sono la scarna siepe del tuo orto
che sta muta a fiorire sotto convogli di zingare stelle.
*
PUDORE
Se qualcuna delle mie povere parole
ti piace
e tu me lo dici
sia pur solo con gli occhi
io mi spalanco
in un riso beato
ma tremo
come una mamma piccola giovane
che perfino arrossisce
se un passante le dice
che il suo bambino e' bello.
*
NOTTURNO
Curva tu suoni
ed il tuo canto è un albero d'argento
nel silenzio oscuro -
Limpido nasce dal tuo labbro - il profilo
delle vette - nel buio -
Muoiono le tue note
come gocce assorbite dalla terra -
Le nebbie sopra gli abissi
percorse dal vento
sollevano il suono spento
nel cielo -
*
L'ERICA
Nel prato troppo verde
si dibatte
la nostra inanità convulsa
e si affanna in diastole e sistole di spasimo
incrociando
stormi di monachelle bianche e nere.
Nel bosco
alla mia animalesca irrequietudine
che mordicchia nocciole
tu offri l'erica livida dei morti
e il mio offuscato amore
lustra
lavato d'acido pianto.
*
FUGA
Gracili volti porgono i narcisi
alla ventata.
Mani di bimbi:
e siepi
improvvisi si aggrappano ai cancelli.
Il respiro si strugge
alla mia corsa:
sguardi
alle cose gettati
- vani ponti -
mi divora l'abisso fragoroso.
*
ALTURA
La glicine sfiorì
lentamente
su noi.
E l'ultimo battello
attraversava il lago in fondo ai monti
Petali viola
mi raccoglievi in grembo
a sera:
quando batté il cancello
e fu oscura
la via del ritorno.
*
CAPODANNO
Se le parole sapessero di neve
stasera, che canti -
e le stelle
che non potrò mai dire...
Volti immoti s'intrecciano fra i rami
nel mio turchino nero:
osano ancora,
morti ai lumi di case lontane,
l'indistrutto sorriso dei miei anni.
*
CERTEZZA
Tu sei l'erba e la terra, il senso
quando uno cammina a piedi scalzi
per un campo arato.
Per te annodavo il mio grembiule rosso
e ora piego a questa fontana
muta immersa in un grembo di monti:
so che a un tratto
- il mezzogiorno sciamerà coi gridi
dei suoi fringuelli -
sgorgherà il tuo volto
nello specchio sereno, accanto al mio.
*
LA VITA
Alle soglie d'autunno
in un tramonto
muto
scopri l'onda del tempo
e la tua resa
segreta
come di ramo in ramo
leggero
un cadere d'uccelli
cui le ali non reggono più.
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biografia tratta da
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