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INES TABUSSO
00venerdì 17 febbraio 2006 22:52
LA REPUBBLICA
17 febbraio 2006
META' NUMERI E META' MARKETING COSI' LAVORANO I "GURU" DELLA PSB
di ARTURO ZAMPAGLIONE

LA SOCIETÀ
L´identikit dell´agenzia a cui si è rivolto Berlusconi. Fondata nel ´75, serve politici e multinazionali
Metà numeri e metà marketing così lavorano i "guru" della Psb

Schoen, arruolato dal Cavaliere, nel ´96 fu eletto sondaggista dell´anno dopo la vittoria-bis di Clinton
La gaffe in Venezuela: fu dato per sconfitto Chavez, che invece vinse. Gli exit poll erano basati su informazioni degli oppositori


NEW YORK - «Silvio Berlusconi ha il vento in poppa, mentre Romano Prodi e l´Ulivo appaiono in caduta libera», dice Douglas E. Schoen, partner della Psb (Penn, Schoen & Berland associates), che ieri è tornato a Manhattan, subito dopo aver firmato e consegnato il sondaggio al presidente del Consiglio italiano. Secondo Schoen, la popolarità di Berlusconi è bassa - appena il 44 per cento degli italiani approva la sua «performance» - ma la Casa delle Libertà ha fatto «enormi progressi negli ultimi due mesi». Cioè da quando la Psb è stata assoldata da Forza Italia per monitorare gli umori politici degli italiani.
C´è da credergli? E´ un sondaggio serio e onesto, il suo? O è solo un «push poll» (un sondaggio-spinta), che lo ha fatto diventare, magari senza rendersene conto, un ingranaggio nella macchina elettorale di Berlusconi? Certo Schoen è molto ossequioso nei confronti dei suoi clienti italiani e non parla delle prospettive del 9 aprile senza il nullaosta di Palazzo Chigi. Ma è anche una star. Uno di quei «guru» americani che interpretano - a fini di lucro - gli intrecci tra messaggi mediatici e speranze elettorali, tra fibrillazioni economiche e simpatie ideologiche, tra marketing e politica.
Laurea in legge ad Harvard, dottorato in filosofia ad Oxford, Schoen fondò nel 1975, assieme a Mark Penn e Mike Berland, la società di sondaggi e consulenza politica che prende il loro nome e che ha varie sedi disseminate negli States (oltre a New York, Washington, Denver, Seattle). Ha scritto due libri, uno sul britannico Enoch Powell, l´altro sul senatore newyorkese Daniel Patrick Moynihan. Nel 1996 fu scelto come «sondaggista dell´anno» dalla associazione americani dei consulenti politici. La ragione? Il suo ruolo-chiave nella rielezione alla Casa Bianca di Bill Clinton.
E´ inutile chiedere a Schoen o ai suoi colleghi della Psb, nel palazzone di mattoni sulla novantaduesima strada di Manhattan, a due passi dalla casa di Woody Allen, quali siano le loro preferenze politiche. No comment. Nessuna confusione tra sfera privata e mondo degli affari. Anche perché la società di sondaggi lavora, in America, per candidati di destra e di sinistra. Nel portafoglio-clienti ci sono nomi noti, dal senatore democratico John Rockefeller al sindaco repubblicano di New York, Michael Bloomberg, dal governatore del Nevada Bob Miller a Hillary Clinton. Senza contare banche e industrie multinazionali, dalla Microsoft alla At&t, dalla Citibank alla Coca Cola.
La Penn, Schoen & Berland si è impegnata anche in altri angoli nel mondo: Grecia, Turchia, Israele e Venezuela. E proprio a Caracas, nel 2004, fu protagonista di un piccolo scandalo: in base agli exit-polls, e prima ancora che fossero state chiuse le urne, dichiarò che il referendum anti-Chavez era stato vinto dagli oppositori del presidente. In realtà si era basata su informazioni false ricevute dall´opposizione. Fu Chavez ad avere la meglio. E se adesso ci fosse un altro errore? Non potrebbe essere questa la spiegazione delle divergenze tra il sondaggio americano e quelli italiani?
Valentino Valentini, il capo dell´ufficio del presidente del Consiglio che cura i rapporti con la Psb, lo esclude: «Ogni sondaggio si basa su una specifica metodologia, messa a punto dalla società che lo effettua». Schoen ha un sistema di rilevazione molto sofisticato, ma segreto, e Berlusconi si fida di lui.
A New York sono più cauti. Ricordano che il margine di errore nel sondaggio è del 2,2 per cento. In pratica c´è ancora una «equipollenza statistica». Destra e sinistra hanno le stesse possibilità di vittoria, anche perché le elezioni sono distanti. Secondo le loro proiezioni, gli elettori Ds saranno più numerosi di quelli di Forza Italia. Ma nelle ultime settimane - insistono - il vento soffia verso destra.



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LA REALTÀ AD PERSONAM
EZIO MAURO

Poiché non trovava in tutt´Italia un istituto di sondaggi disponibile a dipingere la realtà secondo i suoi desideri, Silvio Berlusconi ha semplicemente cortocircuitato la realtà, importandone una parallela direttamente dall´America.
Nel mondo virtuale in cui il Presidente del Consiglio gioca la sua battaglia per la sopravvivenza politica, basta un campione di 1900 cittadini, sollecitato da domande confezionate non si sa come, con risposte conservate gelosamente per una settimana, per ribaltare la percezione che tutti gli italiani hanno del trend elettorale: il centrosinistra resta nettamente avanti, in tutte le rilevazioni, anche se la destra ha recuperato posizioni.
L´arma totale americana, confezionata da una società di marketing politico e non di sondaggi, è un segno di debolezza e di affanno. Berlusconi dichiara di aver già vinto, rovesciando da solo la forza di gravità negativa dei suoi cinque anni di malgoverno, ma nello stesso tempo si precostituisce un alibi eroico, accusando la sinistra di prepararsi a «modificare i risultati elettorali».
Non c´è soltanto disprezzo per la verità, nella mossa di ieri. C´è l´indicazione strategica di un modello politico e culturale per cui la realtà può essere manipolata in pubblico, forzata e indirizzata nella direzione scelta dal demiurgo. Un progetto di deformazione del reale che trasfigura nel realismo magico e profetico, alle soglie del sacro dove si muovono le categorie del bene e del male, riducendo la politica a superstizione. E soprattutto destrutturando ogni misura, qualsiasi concretezza, qualunque metro concreto di giudizio. In modo che la campagna elettorale si giochi soltanto su elementi emozionali e metapolitici, espellendo la questione fondamentale di ogni fine legislatura: il rendiconto.
È questo che il centrosinistra non deve accettare, ed è per questo che perde pericolosamente terreno. È regola civile che la campagna elettorale aiuti i cittadini a riflettere sulle cose fatte dal governo per cinque anni. Sulle promesse e sui risultati. Sulle condizioni concrete di vita. Sulle aspettative per domani. Questa è l´unica agenda politica che interessa gli italiani oggi. Ci vuol tanto, per Ds e Margherita, ad affrontarla e imporla come se il Partito Democratico esistesse già, e provasse a rispondere ai problemi del Paese? Quanto a Prodi, se vuole essere il capo di quel partito, cominci a farlo. Dopo la firma burocratica di un programma vasto e carente, diventi leader: raccogliendo quattro, cinque idee-forza per provare a restituire al Paese stremato da Berlusconi una speranza di futuro.












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