Concludendo, vorrei includere una meditazione della sorella
Aida Chauvie, allieva e collaboratrice di Petrelli, da anni andata col Signore, per mostrare che i “pentimenti” che di solito abbiamo noi cristiani , al momento della prima conversione a Cristo, sono , di solito ,insufficienti e che non sono il pentimento "secondo Dio".
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RICONOSCIMENTO E PENTIMENTO
(Geremia 31:19)
“Perchè, dopo che sarò stato convertito, io mi pentirò; e dopo che sarò stato ammaestrato a riconoscermi, mi percuoterò in su la coscia. Io son confuso, ed anche svergognato; perchè io porto il vituperio della mia giovanezza. “
Il Signore fa dire al profeta Geremia queste impressionanti parole le quali dovranno un giorno salire alle labbra di tutti coloro che veramente sono Suo popolo. “Perchè dopo che io sarò stato convertito io mi pentirò; e dopo che sarò stato ammaestrato a riconoscermi, mi percuoterò in su la coscia”.
Dopo che mi sarò convertito,mi pentirò! Sembra un controsenso, un inversione di concetti, un paradosso! Abbiamo sempre sentito parlare, e noi stessi abbiamo sempre fin qui parlato, di pentimento che precede la conversione, e questo, al momento benedetto del nostro incontro personale col Cristo Salvatore.
Ma questo passo tante volte letto senza fermarvi la nostra attenzione ci pareva scritto per il solo popolo ebreo e per il tempo di Geremia, ma il Signore ci dice che chi Lo segue non camminerà nelle tenebre,ma avrà la luce della vita (Giovanni 8:12), e questa luce diventa sempre più sfolgorante e potente nella misura che noi ci avviciniamo di più al Signore e desideriamo conoscere la Sua volontà per eseguirla.
Dopo che sarò stato convertito mi pentirò. Queste parole ci avvertono che il primo, salutare pentimento, deve essere seguito da altri pentimenti, i quali debbono susseguirsi a misura che veniamo ammaestrati a riconoscerci. Ammaestrati a riconoscerci!
Davide supplicava l'Eterno di purgarlo dai suoi peccati occulti (salmo 19:12). Noi siamo chiamati a irreprensibilità, al raggiungimento della perfetta statura di Cristo (Efesini 4:13), ma questo lo raggiungeremo solo se ci conosceremo a fondo, se scopriremo nei recessi dell'anima nostra le radici di vanità, superbia, orgoglio, durezza, amarezza, impurità, avarizia, egoismo, malvagità che si tengono nascoste, appiattite per sfuggire al divino controllo; e per la forza di Cristo e per la Grazia Sua, poiché Egli risponde ai nostri gridi di angoscia,ne verremo man mano liberati.
Abbiamo dunque bisogno di essere ammaestrati a riconoscerci, e a misura che ci riconosciamo, a pentirci, confusi e vergognosi per il vituperio della nostra giovinezza. Giovinezza: cioè inesperienza spirituale, tempo in cui siamo stati bambini nelle fede, e acerbi come frutti non maturi, sebbene presentando per tali.
A primavera gli alberi dei frutteti si ammantano di mille fiori che rallegrano con la loro magnificenza e le loro promesse i cuori stanchi dello squallore invernale. Poi cadono i petali leggiadri, ed il frutto comincia a formarsi e ad ingrossare fino a maturazione. Osserviamo però come il frutto ben esposto al sole ha maturazione più rapida, e più succoso e zuccherino ne è il sapore, mentre quelli meno esposti o poco esposti ai raggi solari, pur realizzando sviluppo, stentano a maturare e continuano a essere per lungo tempo acerbi, e se non interviene un cambiamento nella loro posizione, non mai saporiti come gli altri. Queste figura ci parla di un altra maturazione: quella spirituale. Ma vogliamo deporre la nostra acerbità, ed abbandonarci pienamente al fuoco del Sole di Giustizia, onde di conoscenza in conoscenza, di pentimento in pentimento, possiamo raggiungere la mèta, sospirata perfezione in Gristo Gesù.
Amen.
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Due parole sulla sorella Aida, tratte da lettere inviate alla famiglia terrena e spirituale, dopo la sua dipartita da questa terra.
"Non ho parole per esprimere il dolore ed angoscia che l'anima sente in quest'ora. Abbiamo perduto una vera madre in Israele, la cui testimonianza e fedeltà sarà indimenticabile.
La sua vita crocifissa e ministerio profetico hanno lasciato un'impronta eterna in coloro che ebbero l'alto onore e privilegio di conoscerla in questa vita. Il suo lavoro e ministerio non sono cessati, ma continuano ora da una sfera superiore.
Beata lei che ha compiuto il suo corso nella Presenza di Dio!
Frank. Giul.no
"Rileggo l'ultima lettera della sorella: un ammaestramento pieno di luce, tra l'altro mi dice : "e avendo detto per sempre addio alla vita terrena, già si vive della vita del Cielo". Si, lei veramente era come una estranea a tutto, tranne che alla vita dello Spirito. Proprio come il mercante della Parabola che vende tutto per la perla di gran valore, lei s'era prefissa un solo scopo, e gloria al Signore, ha avuto la fede, la forza e la costanza sufficiente per conseguirlo"
Luigi Murdica.
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Fine