Lezioni su Efesini 4:22 / 2 Corinzi 7:9-10

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claudio.41
00venerdì 28 dicembre 2012 21:22
LEZIONI SU EFESINI 4:22____2 CORINZI 7:9-10




Efesini 4:22

"avete imparato a spogliarvi ,per quanto concerne la vostra condotta di prima , dell'uomo vecchio, il quale si corrompe nelle concupiscenze della seduzione"



Molti rispondono, quando odono parlare del vangelo ; "non vogliamo cambiare religione" . Non si tratta di cambiare una forma di religione,ma è essenziale cambiare il vecchio cuore. Però noi, non possiamo, nella nostra forza, migliorare le inclinazioni del cuore, le quali sono più forti del nostro volere, ma dobbiamo essere rigenerati in Cristo, perchè allora soltanto, si compiono in noi, di continuo, due operazioni : spogliare l'uomo vecchio e rivestire il nuovo.

L'uomo vecchio, domato ma non spento, è lì in fondo all'anima ,e pronto, alla prima occasione, di far sentire il ruggito e mostrare i denti. Non c'è Cristiano che non ne abbia fatto L'esperienza. La differenza che corre tra il rigenerato e il non rigenerato in Cristo, è questa: che nel non rigenerato non si parla di uomo vecchio o nuovo, perchè è tutto vecchio e naturale. L'antica natura, è più o meno verniciata dall'educazione del mondo, ma è sempre l'uomo antico; Nel rigenerato invece, l'uomo vecchio c'è ancora, ed è il complesso delle naturali inclinazioni, tenute giù, dominate, ma non soffocate, e che si fanno sentire per la presenza continua della nuova creatura, che in noi lotta e sorge a condannare il vecchio uomo.

veniamo ora più da vicino al soggetto della meditazione.


*



San Paolo, scrivendo alla chiesa di Efeso, si rivolgeva a persone che conoscevano il Signore Gesù. Il contenuto della lettera è un profondo insegnamento, che fa pensare ad avanzata vita spirituale. Pure, è, nello scritto stesso___che è inteso a stimolare una maggiore santità___ che si trovano frammiste all'insegnamento, avvertenze che, di regola, si danno al cristiano nel primo momento della sua conversione. Come se un maestro, nell'insegnare discipline avanzate ad allievi progrediti, senta spesso il bisogno di ricordare i principi elementari della materia nella quale li istruisce.

L'Apostolo scrive tra l'altro, quanto segue:
"Questo dunque io dico e attesto nel Signore: non comportatevi più come si comportano i pagani nella vanità dei loro pensieri, con l'intelligenza ottenebrata, estranei alla vita di Dio, a motivo dell'ignoranza che è in loro, a motivo dell'indurimento del loro cuore. Essi, avendo perduto ogni sentimento, si sono abbandonati alla dissolutezza fino a commettere ogni specie di impurità con avidità insaziabile. Ma voi non è così che avete imparato a conoscere Cristo. Se pure gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti secondo la verità che è in Gesù, avete imparato per quanto concerne la vostra condotta di prima a spogliarvi del vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici; a essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente e a rivestire l'uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità".




*
claudio.41
00venerdì 28 dicembre 2012 22:08
L'UOMO VECCHIO. E' bene capirlo, e subito, quello che intende l'Apostolo per "uomo vecchio", e ciò per togliere illusioni a coloro che misurano il loro cristianesimo con la misura dei peccati grossolani. Per uomo vecchio non si deve intendere omicidio, furto, impurità, etc, nel senso materiale e comune; i cristiani di Efeso, almeno in maggioranza sapevano di dover stare lontano da queste cose. Nè deve intendersi corruzione delle concupiscenze della seduzione, cioè che l'uomo vecchio è sedotto dalle voglie. L'Apostolo dice, è vero : "l'uomo vecchio, il quale si corrompe nelle concupiscenze della seduzione, etc", ma non è da confondersi quello a cui può arrivare il vecchio uomo, da quello che il vecchio uomo è in sè stesso.

Il vecchio uomo può corrompersi in concupiscenza, spingersi all'omicidio, al furto, all'adulterio e così via, ma bisogna guardarlo in sè, prima che scenda ad atti che anche persone di morale mediocre condannano. E cosa è allora? Possiamo trovarne il ritratto nella Scrittura? Si, lo possiamo.
E non in Giuda Iscariota, non in Jezebel, non nei costruttori della torre di babele, non nei giganti antidiluviani, non in Caino. L'uomo vecchio è da cercarsi in tempo anteriore al primo omicidio, e proprio in quella prima coppia del genere umano, e proprio in quel lasso di tempo che corre tra il peccato e la cacciata dall'Eden.


Vediamolo :
le manifestazioni del vecchio uomo, ancora nel suo meglio, corrisponde, nell'assieme, alle manifestazioni di Adamo dopo la caduta:

1) E "Adamo con la sua moglie si nascose dal Signore Iddio in mezzo agli alberi del giardino".

Peccato e vergogna. Si accorgono di essere nudi; sentono , senza dirselo, vergogna, e fuggono da Dio che è purezza e luce.
Così oggi e sempre quando l'uomo vecchio ha il predominio , fugge dal cospetto del Signore. E questa è la ragione principale per la quale, di regola, gli uomini preferiscono qualunque società e riunione a quella in cui si parla di Cristo, e per cui, molti inviti di venire al Signore, rimangono inascoltati. Fuggono la presenza di Gesù, e non vogliono guardare la Sua faccia luminosa,perchè sanno,in fondo al cuore, che sono nudi.

Ed è anche vero che, nella generalità dei casi, se un fratello o una sorella cristiano/a è venuto meno a qualche dovere, ed ha avuto qualche dispiacere, si allontana,piuttosto che venire, spiegarsi e sollecitare la pace. Il vecchio uomo lo spinge a nascondersi, fuggire.
Non si può vivere nel cospetto del Signore e nemmeno, a lungo, in mezzo al popolo Cristiano con il peccato in noi, a meno che non sia confessato e perdonato.



2) Iddio disse ad Adamo : "Chi ti ha mostrato che eri nudo? hai tu mangiato del frutto dell'albero del quale ti avevo vietato di mangiare?".
A questa domanda del Signore, aspetteremmo la confessione di Adamo, e la supplica di essere perdonato. Nulla di questo, ed invece egli risponde così : "La donna che Tu mi hai dato, è lei che mi ha dato del frutto dell'albero e io ne ho mangiato".

Adamo tenta subito di scaricare la responsabilità sugli altri e, con la massima disinvoltura, accusa il Creatore e denuncia la sua compagna!
Sembra voglia dire : 'Io stavo così bene da solo, e non avrei mangiato del frutto proibito, ma Tu hai posto la donna vicino a me, ed essa me lo ha dato. La colpa è Tua e sua'. Si mostrò ingrato verso Dio che lo aveva messo nel giardino dell'Eden, arricchito in tutto e che, vedendolo solo, gli aveva fatto una compagna; e si mostrò vile nei rapporti della donna, che egli si affrettò ad accusare ed esporre al castigo. Ed era la stessa donna alla cui vista si era rallegrato ed aveva esclamato : "Ecco, ossa delle mie ossa, carne della mia carne!".

Il vecchio uomo, dunque cerca costantemente di giustificare sè stesso, ed incolpare altri. Purchè salvi sè; si accusi pure Dio di ingiustizia, e si calunni anche il prossimo, se è necessario.
Questo spirito, disgraziatamente si manifesta non di rado anche tra le persone che hanno accettato Cristo. Accade qualcosa di deplorevole, ed è ben raro che si sia disposti a riconoscere le proprie mancanze, ma prontamente, invece, salgono dal cuore alla lingua, giustificazioni a proprio favore, ed accuse agli altri.

Ora, l'uomo rigenerato, e che intende, davvero, umilmente, rimanere ai piedi di Gesù Cristo, sarà pronto a cercare piuttosto la sua responsabilità che a lagnarsi di Dio, ed accusare persone che, forse, in un altro tempo avrà apprezzato e lodato.


3) Inoltre quando Adamo ed Eva si accorsero di essere nudi "cucirono insieme delle foglie di fico, e con esse si coprirono". Il primo abito fu inventato dalla vergogna; prima, Adamo ed Eva erano vestiti di innocenza.
Tale abito era insufficiente. E' vero, per altro, che era assai facile farselo, ma non si potevano muovere senza scoprirsi. E difatti, davanti a Dio, Adamo ed Eva, così vestiti, non ebbero il coraggio di comparire. Adamo, chiamato, risponde: "Io ebbi paura e mi nascosi, perchè ero nudo". Con tutte le foglie di fico cucite, davanti a Dio è nudo.

Ci voleva ben altra copertura; e doveva essere procurata dal Signore, e con il sacrificio di vite innocenti; "Ed il Signore Iddio fece delle tuniche di pelle ad Adamo ed a sua moglie, e li vestì".

L'uomo vecchio cerca una copertura artificiale ed una religione artificiale o, come qualcuno giustamente ha detto, cerca uan religione vegetale. Pretende, con le opere, con il solo carattere, di guadagnarsi il Cielo, e si veste di foglie di fico. Egli appare forse, perbene, ma nel fondo del cuore è orgoglioso, perchè confida in sè, e non se ne sta umile e penitente ai piedi di Gesù. Alla fine però, nel cospetto del Signore Iddio, nonostante le foglie di fico, dovrà riconoscere che è nudo.

Queste sono le tre direzioni o linee principali di condotta del vecchio uomo. Non abbiamo parlato nè di omicidi, furti, adulteri o altro. Ma è da queste tre linee o da questi tre principi che emergono, così come emersero, tutti i mali e le sventure della famiglia umana.


Diamo ora, di nuovo la parola a Paolo,per seguire i suoi consigli




*
claudio.41
00sabato 29 dicembre 2012 21:16

Ora il vecchio uomo in noi deve essere messo a nudo. Questo è il primo passo importante; e, una volta scoperto, deve essere sottomesso.
Vediamo come. L'Apostolo consiglia due operazioni continue:
Spogliare l'uomo vecchio__ vestire l'uomo nuovo”. Non ha detto di uccidere l'uomo vecchio,perchè esso ci accompagna tutta la vita; ma solo di spogliarlo, e ciò, ogni giorno,per farlo diventare insignificante e denudarlo, ed arricchire la nuova creatura che è in noi. Questo implica un mettere da parte, un togliere una cosa, e metterne addosso qualche altra.

Entrambe queste operazioni non sono facili. E' sorprendente infatti, come i panni vecchi e gli stracci si attacchino addosso alla carne, e strapparceli, sembra che ci si stacchi anche la pelle. E' difficile accettare qualche altra cosa:l'ostinatezza e la superbia sono gli ostacoli principali. Da noi non decideremmo né a togliere né ad indossare. Se, però, siamo ammaestrati in Cristo Gesù, se siamo umili ai Suoi piedi, se rinnovati per il Suo Spirito, se avremo riconosciuto l'esistenza del vecchio uomo, allora non sarà difficile spogliarlo e vestire invece, il nuovo uomo.

Il nuovo uomo è la natura umana diventata partecipe della natura divina; non è l'antico uomo verniciato e coperto : è Cristo nel credente.

Spogliare solamente e lasciare il vuoto sarebbe pericoloso. Se quello che si toglie non è rimpiazzato da qualche cosa di meglio, è peggio che prima. Infatti gli uomini, molte volte fanno dei programmi senza Cristo, di allontanare quel vizio o quell'altro, e forse lo allontanano,ma ricadono nel vizio antico e con maggiore violenza, o si precipitano in un altro lato della loro debole natura.

Ci sono, è vero, persone che, pure senza Cristo sembrano, umanamente parlando, immacolate; ma lo sforzo di volontà e di carattere,pur forti che siano,non possono nascondere a lungo la nascosta naturale disposizione.
Ciò che non si è visto oggi, si vedrà domani o dopodomani; ed anche l'uomo più ritenuto avrà un'ora in cui lo potremo vedere nudo. Non c'è chi sappia resistere all'esame di una lunga e paziente osservazione, e il lavoro occultatore di un anno, si perde nella distrazione di un minuto.

Non ci illudiamo dunque intorno al vecchio uomo che è nel cuore di ognuno. Esso può essere tenuto giù solo da Gesù Cristo in noi, ogni volta che noi ci siamo dati all'opera vigilante di spogliare e vestire, e rimanere ai piedi di Lui. Perciò, domandiamo di giorno in giorno l'assistenza e la guida dello Spirito Santo.

Ci sono cristiani che, essendo andati a Cristo con un pentimento, chiamiamolo “secondo il mondo” e credendo che esso basti,cioè, il pentimento iniziale della prima conversione, non spoglieranno mai il vecchio uomo e rimarranno per tutta la loro vita terrena dei cristiani illusi di essere di Cristo.

Vedremo,per questo I DUE PENTIMENTI ; quello secondo il mondo e quello secondo Dio, attingendo ancora dalle preziosissime epistole dell'Apostolo Paolo.
claudio.41
00domenica 30 dicembre 2012 21:40

IL PENTIMENTO SECONDO IL MONDO

2 Corinzi 7:9-10


Così scrive l'Apostolo : “ ora mi rallegro, non perché siete stati rattristati, ma perché questa tristezza vi ha portati al ravvedimento; poiché siete stati rattristati secondo Dio, in modo che non aveste a ricevere alcun danno da noi.  Perché la tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che porta alla salvezza, del quale non c'è mai da pentirsi; ma la tristezza del mondo produce la morte.


Due pentimenti!

Con l'aiuto del Signore, occupiamoci della tristezza secondo il mondo.
In tutte e due le tristezze c'è religione. La parola è buona, ma noi dobbiamo distinguere tra la vera e la religiosità superficiale o d'occasione, quella secondo il mondo e, purtroppo, quella che hanno avuto molti cristiani alla loro prima conversione, e poi sono rimasti fermi in essa; lo si vede in varie occasioni dalla loro incoscienza di fronte al peccato e dalla loro cecità sul fatto di doversi pentire.

Fino a tanto che l'anima non cerca DAVVERO il Signore, oscilla tra due appoggi: l'aiuto che attende ora da uno, ora da altri, qualche culto religioso, e appelli occasionali all'Onnipotente. Non essendo sicuro di nessuno dei due appoggi, oscilla, correndo dall'uno all'altro.

Alcuni esempi: “Allora il faraone chiamò in fretta Mosè e Aaronne e disse: «Io ho peccato contro il SIGNORE, il vostro Dio, e contro di voi.  Ma ora perdonate, vi prego, il mio peccato, questa volta soltanto. Supplicate il SIGNORE, il vostro Dio, perché almeno allontani da me questo flagello mortale». (Esodo 10:16-17).

Una tale confessione e richiesta l'aveva già fatta anche prima, affinchè il Signore facesse cessare la grandine. Aveva detto : «Questa volta io ho peccato; il SIGNORE è giusto, mentre io e il mio popolo siamo colpevoli “. Il secondo “io ho peccato”, fu in occasione della piaga delle locuste. Ma era vero quel pentimento? Anche senza leggere il seguito, cioè che lui, si induriva e alla fine fu indurito dal Signore stesso, nelle sue suppliche si scopre che egli era preoccupato non dell'avere offeso Iddio, ma del castigo, e che agiva per paura. L'agire del faraone era radicato in un cuore ribelle ed ostinato. Egli chiese la rimozione del castigo, ma non che il Signore gli cambiasse il cuore.

Saul ebbe un esplosione di tenerezza con lacrime e parole che avrebbero ingannato chissà quanti. Davanti alla prova che Davide gli aveva risparmiato la vita, Saul disse : «È questa la tua voce, figlio mio, Davide? E Saul alzò la voce e pianse “ (1 Samuele 24:17). E continuò con espressioni tali da illudere anche i più accorti, ma che non illusero Davide. Nelle espressioni e lacrime di Saul, mancava il desiderio e l'appello a Dio per un cambiamento di cuore. In un attimo di emozione pianse e parlò con affetto e stima, ma tutto era superficiale. Davide , l'uomo dal cuore verso il Signore, capì che Saul, nel fondo del cuore, era sempre ostinato e nemico e non gli si affidò.
La Scrittura dice di Saul, riguardo a Davide : “fu sempre suo nemico” (1Samuele 18:29).

Ho visto persone nelle chiese, sciogliersi in lacrime nell'atto di confessare davanti all'assemblea, Gesù come loro Signore. Un po' di musica a volume alto, il battito delle mani dei fratelli, qualche abbraccio o pacca sulle spalle avevano fatto crescere in loro l'emozione e , arrivati al pulpito, si erano sciolte in pianto confessando :”...io...sono un peccatore...”. Tutti contenti e proclamanti che in quel momento vi era festa in cielo (Luca 15:7) e che ora la famiglia di Dio si arricchiva di una figlio/a...ma...MA!
I proclamantisi “peccatori” in un attimo di emozione, non avevano il desiderio vivo che Dio cambiasse i loro cuori e dopo nemmeno tanto tempo erano pronti a tirar pugnalate alle spalle di altri figlioli di Dio.

Andiamo avanti.



Altri due esempi dal Nuovo Testamento:
Il religiosissimo ed artificioso Simon Mago tremò di fronte all'espressione e linguaggio duri dell'Apostolo Pietro ; e si affrettò a chiedere aiuto : «Pregate voi il Signore per me affinché nulla di ciò che avete detto mi accada» (Atti 8:24). Non c'è alcun cenno al riconoscimento della propria venalità ed artefici, ma solo terrore per il minacciato castigo.

E che dovremmo dire di colui su cui pesa il verdetto che sarebbe stato meglio che non fosse mai nato?
“ Allora Giuda, che l'aveva tradito, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì, e riportò i trenta sicli d'argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani,  dicendo: «Ho peccato, consegnandovi sangue innocente». Ma essi dissero: «Che c'importa? Pensaci tu».  Ed egli, buttati i sicli nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi.” (Matteo 27:3-5).

Riconosco che questo è uno dei passaggi più misteriosi, anzi, tutto è misterioso riguardo a Giuda. Ma se notiamo l'attitudine di lui nell'occasione dove Maria di Betania versò sul Signore l'olio odorifero di gran prezzo, noi leggeremo nel cuore di Giuda che egli non amava, anzi, invidiava e odiava Gesù. La devozione e la generosità di Maria, rileva per contrasto,la gelosia e il malumore dell'uomo sinistro che si fece istigatore degli altri discepoli, dicendo che quell'atto era stravagante e simulò pietà per i poveri. San Giovanni ci informa che lui, Giuda, era ladro. Ladro e invidioso, senza amore alcuno per il Signore che attaccò indirettamente con questa esplosione “Non si poteva vendere quest'olio?”.

Ah, l'invidia che genera l'odio! Di essa, quell'uomo non si pentì mai. Un uomo che compì quell'atto coraggioso di tornare al Tempio e gettare il denaro, se avesse avuto un briciolo d'amore per Gesù, sarebbe corso vicino al grande martire, confessandoGli la gelosia, l'invidia e l'odio , avrebbe invocato il di Lui perdono .
Se....ma entriamo in problemi teologici e facciamo punto.

Tristezza secondo il mondo. Termine=la Morte.

Ma è tempo che da questi quadri fastidiosi volgiamo lo sguardo ad altri uomini, in cui appaiono ben altri pentimenti. Si pentirono e furono guariti nell'anima. Del loro pentimento non si pentirono mai : cioè, essi non furono emozionati oggi in una direzione e domani in un altra direzione. Si pentirono DAVVERO, e benedissero il Signore di essersi pentiti, non vergognandosi che si erano pentiti, ma ricordando la loro contrizione come una delle pagine più gloriose della travagliata esistenza.

Di tali pentimenti, dunque!
claudio.41
00mercoledì 2 gennaio 2013 11:44
IL PENTIMENTO SECONDO DIO

(2 Corinzi 7:9-10)


Fare paragoni è sempre pericoloso,anche perchè a volte è quasi impossibile scegliere. Ma se dovessi dire quali tra gli attributi di Dio splende più tenero e generoso,non si sbaglierebbe nel dire : LA MISERICORDIA. Va da sé che “Amore” è sottinteso e che “Grazia”,pure. Amore è l'essenza di Dio. Grazia è ciò che procede da Lui. Misericordia si riferisce agli atti isolati con cui la Provvidenza si rivolge ai caduti o ai cadenti,sollevandoli al Cielo, e incoraggiandoli quando essi stessi non hanno più coraggio di attendere nulla.

Da parte dell'uomo non c'è niente di tanto preziose nel cospetto di Dio quanto il “Pentimento”,unito a contrizione, e che chiamiamo “Pentimento secondo Dio”.

Dopo i cenni fastidiosi di falsi pentimenti,sentiamo come un senso di frescura e riposo,nell'additare alcuni esempi di vero pentimento.

Tralasciando altri casi di persone un tempo arroganti, ma da ultimo,pentite, tipo Nebucadnestar e anche Manasse, occupiamoci di tre individui che prendiamo come esempi,in cui, Pentimento dal basso e Misericordia dal Cielo, si incontrano. Essi sono :

Davide. _____ La peccatrice del capo sette di Luca._____ Simone Pietro._____
claudio.41
00mercoledì 2 gennaio 2013 17:54
DAVIDE



Grande peccatore,ed altresì grande penitente. Il Cielo ha sommato la storia di Davide in poche parole :”IO ho trovato Davide,uomo secondo il Mio cuore,il quale farà tutte le Mie volontà” (Atti 13:22). Checchè possiamo dire, con i fatti alla mano, della vita di lui, alcuni di questi fatti assai deplorevoli, dobbiamo accettare l'infallibile verdetto del Signore , che Davide “fece tutte le di Lui volontà”.

Non tutto è scritto, e c'è il territorio invisibile dell'anima e dello spirito nel quale legge solo Iddio.

IO ho trovato Davide”. Dice il Signore. Parole che fanno supporre che non è facile scoprire uomini dal cuore verso Dio, e che tali uomini sono rarissimi, e solo Iddio li può scoprire.

Nella vita di questo santo risaltano tre grandi peccati, e i tre sono in epoche differenti, e sono : la sua fuga nel paese dei Filistei, dopo che il Signore lo aveva sempre protetto nel territorio di Giuda. Peccato contro la fede , e che, se il Signore non fosse intervenuto con la Sua provvidenza, avrebbe costretto Davide,o, a combattere contro il suo popolo,o a tradire il re Filisteo che lo aveva accolto (si rilegga 1 Samuele capi 27 e 29).

Il secondo grande peccato,contenente più peccati, fu l'adulterio e l'omicidio di cui in 2° Samuele 12; e il terzo è ricordato in 2° Samuele capo 24 ed in 1° Cronache 21. Oltre a questo, non è da dimenticare l'ingegnoso trattamento verso Mefiboset, l'infelice principe, accolto e beneficato prima, e dopo quasi abbandonato per via dell'adulatore e malvagio Siba (2° Samuele 19:25-30).

Ma veniamo al pentimento, a quello che noi conosciamo,perchè è scritto. Ma c'è n'è più di uno di tali pentimenti; anzi, la vita di questo uomo è un lungo, profondo pentimento, benchè non per lo stesso oggetto.
Quando il profeta gli tuonò il messaggio : “TU SEI QUELL'UOMO” e gli annunciò i mali che sarebbero avvenuti, Davide non chiese che fosse allontanato il castigo, ma rispose : “IO HO PECCATO CONTRO AL SIGNORE”.

Il Salmo 31, comunemente detto il “Miserere” è un monumento di penitenza e fiducia in Dio. Alcuni tra i più notevoli santi lo hanno avuto come compagno e sulle inimitabili espressioni, hanno fissato i loro sguardi morenti.

Un esame di tale salmo ci porterebbe oltre i limiti di uno scritto su un forum.
Davide guardò alla radice del proprio cuore. Non si contentò del perdono, che per altro, aveva subito ottenuto a seguito della confessione; ma chiese che il Signore lo lavorasse nell'intimo: “Lavami molto e molto della mia iniquità”, gemeva l'uomo dal cuore rotto e spirito contrito. Passando dalla più profonda contrizione alla più elevata fiducia, chiese le benedizioni più grandi proprio quando confessava di non averle meritate; ma le chiese per servire Iddio negli uomini, e le chiese, profeticamente, per la edificazione delle mura di Gerusalemme, la Chiesa.

Scostiamoci,noi, dalla faccia lunga e pieni di orgoglio, che poco abbiamo capito la enormità del peccato, dei peccati, e che cosa sia iniquità , e che spesso, simili ai Farisei antichi, nettiamo solo l'esterno della coppa; scostiamoci e udiamo Davide che promette che proprio da ora in avanti , dal suo pentimento, proprio ora, egli, Davide, entra nel vero servizio a Dio. Disse :”Io insegnerò le Tue vie ai trasgressori”. E' l'io dell'uomo davvero umiliato ed umile; come a dire : Io conosco Colui del quale predico, che è sceso fino al più profondo del mio abisso, e me ne ha tratto fuori. Io so di Chi parlo, Io. E vi sarà buon risultato perchè essi, i trasgressori, si convertiranno a Te (a TE!). Non a sette, etc.

Si è detto più sopra che il Salmo 31 non è la sola espressione di quel grande penitente. Davide era lui stesso, penitenza.

A Saul che lo perseguitava si qualificò, una volta, un cane morto. Davide in una occasione aveva tagliato un lembo del mantello del suo nemico mentre il nemico dormiva, al fine di mostrargli che avrebbe potuto ucciderlo; eppure, durante e a causa di quell'atto innocente, pur rivolto a fine santo e giusto, il cuore gli tremò,perchè aveva tagliato il lembo del mantello dell'unto di Dio, benchè quell'unto era stato rigettato da Dio stesso.

E che potremo dire del suo contegno tracciato in 2° Samuele 24, quando dopo di essersi messo nelle mani di Dio per quel castigo che a LUI piacesse imporgli, vedendo poi tanti del popolo morire di peste, esclamò : “Ecco, IO ho peccato , ho operato iniquamente; ma queste pecore che hanno fatto? Sia la Tua mano sopra di me e sopra la mia casa”.
Eppure quelle pecore, quel popolo avevano peccato di orgoglio, e forse indirettamente, influenzando Davide a censirlo (2° Samuele 24:1).
Ma gli veniva lacerato il cuore, vedendo tanti che morivano a quando qualcuno, con regale generosità, offrì la terra, attrezzi e buoi per il sacrificio, Davide esclamò di voler pagare e non potere offrire al Signore quello che non gli costava nulla.

Ma è tempo che chiudiamo, e non si può fare senza dare uno sguardo alle sue ultime parole, quali sono riportate in 2° Samuele 23.

Dopo il ricordo delle promesse e benignità del Signore, il vecchio santo, penitente fino all'estremo, esclamò : “benchè la mia casa non è così davanti a Dio”. Tanto bene, ma noi non abbiamo meritato nulla!

Il sacro scrittore che ci serbato la preghiera di Davide, a proposito dei preparativi del tempio, preparativi che con grande slancio e perseveranza erano stati davvero grandi, ricorda queste parole di Davide, parole che rivelano umiliazione e contrizione, proprio in un occasione in cui avrebbe, chissà, potuto essere influenzato da sottile orgoglio.
Chi sono io, e chi è il mio popolo che noi abbiamo il potere di offrirTi tanto? Ma il tutto è da Te, e avendolo da Te ricevuto noi Te lo rendiamo”.
E qui facciamo punto,non perchè non ci sia altro da dire , ma perchè ad ogni scritto occorre un limite.

Peccatori come e molto più di Davide ce ne furono , ce ne sono tanti. Ma penitenti dal cuore verso Dio, quanti? Chi?
Lettore, medita.
claudio.41
00giovedì 3 gennaio 2013 11:13
LA PECCATRICE AI PIEDI DI GESU'

(Luca 7:36-50)


Alcuni la confondono con la Maddalena; altri con Maria di Betania; ma essa è distinta dalle due. Ad ogni modo, l'errore di molti di confondere in un individuo eventi che sono distanti tra loro nel tempo, luogo e di persone, racchiude una lezione, ed è che quelli che davvero amano Gesù, sono tutti grandi penitenti. Noi la chiamiamo la “innominata peccatrice,penitente”.

Si rilegga la narrativa.

Dovette costarle sforzo entrare in casa del Fariseo,perchè essendo conosciuta nel villaggio, essa non ignorava con quale pregiudizio il Fariseo l'avrebbe guardata. Si tenga a mente il significato della parola “fariseo”: Separato, santo. Cosa fu che le dette la determinazione a non attendere altra occasione,non sappiamo, tranne che, noi immaginiamo che essa avesse udito qualche tenero appello di Gesù,o proprio quel “Venite a Me” che leggiamo in Matteo capitolo 11. Ed è possibile che proprio in quell'occasione Gesù ricevette ed accettò l'invito del Fariseo . Ma essa non andò a mani vuote, ma prendendo un “vaso di alabastro pieno di olio odorifero”. Non disse niente, ma rimase ai piedi del Signore e cominciò a rigarglieli con le lacrime; e poi glieli asciugava con i capelli, glieli baciava e infine li ungeva con olio.

La scena silenziosa, con le lacrime scorrenti in abbondanza, e il subito asciugare i piedi,usando ciò che è tanto caro ad una donna,i suoi capelli, e poi baciare i piedi e ungerli d'olio rivelano un grande pentimento,una profonda riverenza ed attenzione che terminavano nell'adorazione. Non disse nemmeno una parola, né sollevò il capo tanto che non potè nemmeno osservare gli sguardi obliqui dell'invitante, né degli altri a tavola. E' possibile che non abbia nemmeno seguito o capito distintamente il colloquio di Gesù col Fariseo, relativo ai due peccatori, nessuno dei quali poteva pagare e che ebbero tutti e due rimessi i loro peccati.

Ma se non ha udito lei, abbiamo letto e udiamo noi. Udiamo per mezzo dello Spirito Santo , le parole di Gesù, dopo il paragone tra il ricevimento di Simone e l'agire della donna. Udiamo : “Pertanto, Io ti dico  che i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui al quale poco è perdonato, poco ama» .

Tali parole possono indurci nell'errore di ritenere che noi, per sentire grande pentimento ed amare molto il Perdonatore, dobbiamo peccare molto. Contro tale sarcastica accusa ha risposto energicamente san Paolo in Romani 6. Si tratta ,invece, della misura del peccato, cioè, il pentimento e conseguente gratitudine al Benigno Signore, sono proporzionati al concetto e alla misura che diamo al peccato , ai peccati. Un solo fatto non copre tutti gli argomenti. Quindi non è il caso di voler leggere nell'episodio narrato da Luca, la gravezza enorme dei peccati invisibili, davanti all'altra dei peccati grossolani e visibili. Chiunque legge attento i Vangeli, ed entra sia pure poco,nell'agonia della grande Anima di Cristo, non tarderà a scoprire che i più grandi peccati sono i non visibili, e che i peccatori grossolani non furono nemici di Gesù, anzi, gli si accostarono (Luca 15:1-2) ma che i mormoratori e nemici di Lui furono e, ohimè, sono, quelli che si ammantano della propria giustizia e disprezzano gli altri.

L'innominata sentiva acuto, il senso del mancamento e il bisogno di perdono, tanto che non seppe neppure formulare una parola,perchè non vi erano parole che potevano tradurre l'infinito dolore e angoscia della sua anima. Aveva tanto da dire e non implorò nulla.

Nella misura che la luce di quegli Occhi ci penetra, in quella misura, si altera il peso e senso del peccato e trasgressione in noi.
Laddove nel passato vedevamo e pensavamo solo alle cose grosse e visibili, piano piano si forma in noi una bilancia delicata sui cui piatti sono avvertibili anche i pesi più leggeri. La Luce crescente rende più pesante il debito del passato; non chiediamo più perdono, perchè siamo già stati perdonati. Ma, quanto ancora ci sentiamo mancanti, anche nei giorni in cui forse abbiamo sbagliato meno. E tanto ci sentiamo bisognosi di perdono e Grazia,che non chiediamo quasi più perdono per atti isolati, ma perchè noi stessi siamo ancora davanti a noi stessi . Il linguaggio non mi è sufficiente. Il lettore indaghi gli abissi della propria anima.

Il Signore non rispose subito. A volte risponde prima ai nemici. Ma alla fine si voltò dalla donna, e le disse : “la tua fede ti ha salvata. Vattene in pace”.
claudio.41
00venerdì 4 gennaio 2013 11:43
SIMONE PIETRO

(Luca 22:62)


E pianse amaramente
E si mise a piangere
Ed egli, Pietro, se ne uscì e pianse amaramente”.

Così, in poche parole,tre evangelisti ritraggono Pietro, è saggio ripetere qui una considerazione avanzata da non poche persone riguardo al perchè non vediamo subito la torreggiante grandezza degli Apostoli, laddove molte volte si diventa subito ammiratori commossi alle storie di tanti santi. Questo perchè gli Apostoli, che conosciamo per via della storia di Gesù Cristo, vicino a Lui appaiono quasi insignificanti. Se visti accanto ad un gigante, molti di regolare statura sembrano piccoli bambini.
Ma, col tempo, vediamo gli Apostoli sotto una luce più chiara e,piuttosto che sorridere ai loro sbagli, che certamente ne ebbero, li vediamo eroici e, se non del tutto unici, certo rari santi. Torniamo a Pietro.


Le parole che colgono i primi sentori dell'anima del suo pentimento sono poche, ma scultoree: Uscì, come in fuga da quel luogo di sciagura.
Uscì. “Si mise a piangere”, come a dire : la fonte si aprì. “Pianse amaramente”. Vorrei, ma non so trovarle, altre parole che traducessero quel “amaramente”. Imperfezione del linguaggio umano!

Se non avessimo altro, i pochi cenni basterebbero a ritrarci un pentimento sincero, maturato da il voltarsi di Gesù quando lo guardò, ricordandogli, senza parole, gli avvisi della sera precedente, e le pretese del discepolo. Quello fu uno sguardo che ricordò, ma altresì sciolse il cuore generoso di Pietro. E' lo Spirito santo che legge, e ci avverte che lo sguardo non era di rimprovero ma di infinita tenerezza e compassione, come dicesse : “tu non conoscevi te stesso; quello che ti è accaduto, che ti ha sopraffatto, Io lo sapevo già”.

Ma vi è ben altro nelle Scritture per dirci che quello di Pietro fu davvero pentimento. Senza andare cercando qua e là nelle narrative prima della Resurrezione, e molto si potrebbe dedurre da piccolo episodi in cui, a qualche atto sollecito di Pietro, seguì un breve monito del Signore, dopo che si passò subito ad un altro, come a dire che l'uomo, pronto a spingersi avanti, era anche pronto ad accettare la correzione e a tacere. E se la protesta del discepolo, davanti all'annuncio di cui in Luca 22:31, fu un po' vivace, non è da meravigliarsene, dato che l'avviso sembrò occuparsi di un pericolo impossibile, almeno per lui, Pietro.

Ma veniamo al dopo Resurrezione. Il giovane vestito di bianco così disse alle donne : “Egli non è qui. Andate e dite ai Suoi discepoli, ed a Pietro, che Egli è andato avanti a voi e vi precede in Galilea”.
Quel “ed a Pietro”, non è superfluo e senza ragione, perchè Pietro, affranto di dolore e vergogna, sarebbe rimasto perplesso all'annuncio: “Ai Suoi discepoli”. Angosciosamente si sarebbe domandato se pure lui si poteva considerare discepolo, dopo l'accaduto di quella notte.
Egli e Giovanni corsero al sepolcro. Arrivò dopo di Giovanni, ma saltò nel sepolcro. E quando Gesù apparve vicino alle spiagge del lago, fu Pietro a slanciarsi a nuoto. La triplice domanda del Signore, con la ripetizione con paragone prima, e senza paragone dopo : “Mi ami tu?” e la ferma risposta di Pietro, e l'ultima risposta piena di dolore, ci dicono che la base di ogni relazione tra il discepolo ed il Signore, e il servizio futuro era basata sull'Amore. Non c'è dubbio , Pietro aveva amato, ed amava Gesù. Non c'è pentimento salutare senza amore. Chi ama ha fiducia, e senza amore non si ha fiducia. Pentimento, senza fiducia,porta alla disperazione, facendo vedere gli orrori del male e conseguenze, e non il rimedio.

Pianse amaramente! Oh, santa , amara medicina, la migliore che abbia il travagliato che viene a scoprire le proprie miserie! Sante lacrime! Ma ce ne sono di tante qualità di lacrime. Una grande mistica ne ha distinte di vari gradi, e forse, le più dolorose sono quelle che alcuni hanno qualificato: “lacrime di fuoco”. Gli occhi sono asciutti, ma il cuore rugge di dolore.

PIANSE AMARAMENTE!
Ma quello che più di tutto scopre gli abissi del cuore trafitto di Pietro è il cenno di Paolo nel capitolo 15, 1° Corinzi, parlando della Resurrezione: “E che Egli (Gesù) apparve e Cefa (Pietro) e poi agli undici”.

A Pietro solo a solo! Perchè? Che disse al discepolo?
Non sappiamo nulla; ma non è troppo ardito affermare, e lo Spirito Santo che è Verità, e che solo sa e può parlare di Gesù che è Verità, fa sentire calma e gioia, mentre si scrive.

Apparve a Pietro.
Pietro piangeva ancora e sempre amaramente, benchè forse non più con lacrime che scorrevano sulle guance impallidite. A lui dovette accadere quello che avviene a quelli che piangono fino a che non hanno più la forza di piangere, e neppure di gemere. Oppresso da angoscia indescrivibile, egli era come trasognato, e si diceva : “io non sono adatto a nulla di buono. Mi ero ingannato su me stesso”.
Si tenga a mente quell'atto e le parole di Pietro, nell'occasione della pesca miracolosa , quando si era gettato alle ginocchia di Gesù, ed aveva esclamato: “allontanati da me, io sono un uomo peccatore”. Penitente fin da allora, era Pietro. I santi sono sempre veri penitenti. A quel “allontanati”, erano seguite parole di conforto e promesse del Signore. Ma dopo di allora, dopo tanti miracoli e insegnamenti, egli, in quella notte, aveva tanto atrocemente peccato. “io sono un nulla!” si diceva il travagliato. Neppure il messaggio :”Ed a Pietro”, bastò. Chissà, quelle parole furono udite per illusione! Ora ci voleva ben altro che messaggi, e si presentò Gesù stesso, il Risorto! Che disse? Le parole non le abbiamo. Ma, ricordiamo che in una certa occasione, parlando di una cena regale, Egli, Gesù, nel mandare il servo attorno, aveva per ultimo indicato di andare fuori nel campo a invitare i più derelitti. Mentre per gli altri bastava l'invito, per questi ultimi, più che scoraggiati, disperati di sé stessi, occorreva “costringerli ad entrare”.

Costringerli? Come? Quale forza. La Scrittura ci dice che “l'Amore di Dio costringe”.

E fu anche con pietà e sapienza infinita che cercò prima e tra tutti, l'uomo oppresso di dolore e che piangeva amaramente. Come a dirgli: “Basta ora col pianto. Il passato è passato. Un grande futuro è davanti. Tu, proprio tu mi devi servire”. Che gli disse? Forse che sono le parole udibili che dicono? I più grandi messaggi sono silenziosi.

Lo aveva guardato nella notte del rinnegamento, e lo riguardò ora, con occhio di tenerezza e di forza. E bastò. Gli aveva sollevato il capo.
claudio.41
00venerdì 4 gennaio 2013 11:55
Concludendo, vorrei includere una meditazione della sorella Aida Chauvie, allieva e collaboratrice di Petrelli, da anni andata col Signore, per mostrare che i “pentimenti” che di solito abbiamo noi cristiani , al momento della prima conversione a Cristo, sono , di solito ,insufficienti e che non sono il pentimento "secondo Dio".


* * *



RICONOSCIMENTO E PENTIMENTO

(Geremia 31:19)


Perchè, dopo che sarò stato convertito, io mi pentirò; e dopo che sarò stato ammaestrato a riconoscermi, mi percuoterò in su la coscia. Io son confuso, ed anche svergognato; perchè io porto il vituperio della mia giovanezza.

Il Signore fa dire al profeta Geremia queste impressionanti parole le quali dovranno un giorno salire alle labbra di tutti coloro che veramente sono Suo popolo. “Perchè dopo che io sarò stato convertito io mi pentirò; e dopo che sarò stato ammaestrato a riconoscermi, mi percuoterò in su la coscia”.

Dopo che mi sarò convertito,mi pentirò! Sembra un controsenso, un inversione di concetti, un paradosso! Abbiamo sempre sentito parlare, e noi stessi abbiamo sempre fin qui parlato, di pentimento che precede la conversione, e questo, al momento benedetto del nostro incontro personale col Cristo Salvatore.

Ma questo passo tante volte letto senza fermarvi la nostra attenzione ci pareva scritto per il solo popolo ebreo e per il tempo di Geremia, ma il Signore ci dice che chi Lo segue non camminerà nelle tenebre,ma avrà la luce della vita (Giovanni 8:12), e questa luce diventa sempre più sfolgorante e potente nella misura che noi ci avviciniamo di più al Signore e desideriamo conoscere la Sua volontà per eseguirla.

Dopo che sarò stato convertito mi pentirò. Queste parole ci avvertono che il primo, salutare pentimento, deve essere seguito da altri pentimenti, i quali debbono susseguirsi a misura che veniamo ammaestrati a riconoscerci. Ammaestrati a riconoscerci!

Davide supplicava l'Eterno di purgarlo dai suoi peccati occulti (salmo 19:12). Noi siamo chiamati a irreprensibilità, al raggiungimento della perfetta statura di Cristo (Efesini 4:13), ma questo lo raggiungeremo solo se ci conosceremo a fondo, se scopriremo nei recessi dell'anima nostra le radici di vanità, superbia, orgoglio, durezza, amarezza, impurità, avarizia, egoismo, malvagità che si tengono nascoste, appiattite per sfuggire al divino controllo; e per la forza di Cristo e per la Grazia Sua, poiché Egli risponde ai nostri gridi di angoscia,ne verremo man mano liberati.

Abbiamo dunque bisogno di essere ammaestrati a riconoscerci, e a misura che ci riconosciamo, a pentirci, confusi e vergognosi per il vituperio della nostra giovinezza. Giovinezza: cioè inesperienza spirituale, tempo in cui siamo stati bambini nelle fede, e acerbi come frutti non maturi, sebbene presentando per tali.

A primavera gli alberi dei frutteti si ammantano di mille fiori che rallegrano con la loro magnificenza e le loro promesse i cuori stanchi dello squallore invernale. Poi cadono i petali leggiadri, ed il frutto comincia a formarsi e ad ingrossare fino a maturazione. Osserviamo però come il frutto ben esposto al sole ha maturazione più rapida, e più succoso e zuccherino ne è il sapore, mentre quelli meno esposti o poco esposti ai raggi solari, pur realizzando sviluppo, stentano a maturare e continuano a essere per lungo tempo acerbi, e se non interviene un cambiamento nella loro posizione, non mai saporiti come gli altri. Queste figura ci parla di un altra maturazione: quella spirituale. Ma vogliamo deporre la nostra acerbità, ed abbandonarci pienamente al fuoco del Sole di Giustizia, onde di conoscenza in conoscenza, di pentimento in pentimento, possiamo raggiungere la mèta, sospirata perfezione in Gristo Gesù.

Amen.



* * *



Due parole sulla sorella Aida, tratte da lettere inviate alla famiglia terrena e spirituale, dopo la sua dipartita da questa terra.


"Non ho parole per esprimere il dolore ed angoscia che l'anima sente in quest'ora. Abbiamo perduto una vera madre in Israele, la cui testimonianza e fedeltà sarà indimenticabile.
La sua vita crocifissa e ministerio profetico hanno lasciato un'impronta eterna in coloro che ebbero l'alto onore e privilegio di conoscerla in questa vita. Il suo lavoro e ministerio non sono cessati, ma continuano ora da una sfera superiore.
Beata lei che ha compiuto il suo corso nella Presenza di Dio!

Frank. Giul.no



"Rileggo l'ultima lettera della sorella: un ammaestramento pieno di luce, tra l'altro mi dice : "e avendo detto per sempre addio alla vita terrena, già si vive della vita del Cielo". Si, lei veramente era come una estranea a tutto, tranne che alla vita dello Spirito. Proprio come il mercante della Parabola che vende tutto per la perla di gran valore, lei s'era prefissa un solo scopo, e gloria al Signore, ha avuto la fede, la forza e la costanza sufficiente per conseguirlo"

Luigi Murdica.


* * *



Fine
Pattybolzano
00sabato 28 giugno 2014 23:56
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