Leucemia, una speranza per il trapianto, un "gene suicida" ferma il rigetto

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vanni-merlin
00venerdì 16 giugno 2006 19:47
La tecnica, elaborata dal S. Raffaele di Milano
presentata ad Amsterdam durante il congresso europeo di ematologia


Leucemia, una speranza per il trapianto
un "gene suicida" ferma il rigetto

Diminuirebbe di 4 volte la mortalità dovuta al rifiuto delle nuove cellule
Risolverebbe anche la non perfetta compatibilità donatore-ricevente

di ANTONIO CAPERNA


AMSTERDAM - Arriva dal S. Raffaele di Milano una speranza per gli oltre 700 pazienti con leucemia che ogni anno in Italia attendono un donatore per il trapianto. Si tratta di un 'gene suicida', inserito nei linfociti del donatore, che porta alla morte queste cellule immunitarie solo nel caso in cui si scateni una reazione avversa dopo il trapianto. In questo modo i decessi diminuiscono di 4 volte. La tecnica inoltre è utile anche nel caso in cui la compatibilità sia solo del 50% e non del 100%.

Ad annunciarla è Fabio Ciceri, Direttore della Divisione di Ematologia e Trapianto di Midollo del S. Raffaele , durante il congresso europeo di Ematologia (EHA), che si apre oggi ad Amsterdam. "La compatibilità tra genitori e figli può non essere sufficiente per evitare un rigetto - spiega Ciceri -. Con la tecnica del 'gene suicidà invece si riesce a evitare questo drammatico evento anche quando la compatibilità con il donatore è minore, come avviene tra i fratelli o tra i cugini. E infatti la mortalità è diminuita dal 53% al 12,5%".

Nei linfociti del donatore viene inserito un gene dell'herpes virus (TK), attraverso la manipolazione genetica effettuata da un'azienda italiana di biotecnologie, quindi si attende la risposta del paziente dopo il trapianto. Se avviene l'eventuale reazione avversa (in media nel 30% dei casi), i medici somministrano un farmaco specifico, che porta al 'suicidio' i linfociti. "La nostra ricerca offre la rapida ricostituzione del sistema immunitario dopo il trapianto e protegge dalle complicazione infettive. E quindi dalla morte - prosegue Ciceri, coordinatore dello studio, che ha coinvolto 17 pazienti - quando il gene viene attivato, si spegne l'azione indesiderata dei linfociti e quindi si blocca l'attacco contro il paziente trapiantato".

Visti i risultati incoraggianti, partirà a fine anno una ricerca con oltre 20 centri in tutta Europa: "E' uno studio molto interessante, che dà una risposta importante ai quattromila pazienti che ogni anno aspettano un trapianto nel nostro continente", commenta Willem Fibbe, presidente del Congresso EHA.

Tra le novità cliniche c'è anche il successo di una nuova terapia contro la leucemia mieloide cronica, quando i pazienti non riescono a rispondere più alle cure: "La molecola dasatanib, studiata in Italia, regala grandi speranze per questi pazienti e presenta un alto profilo di sicurezza", afferma Michele Baccarani, Direttore della Divisione di Ematologia dell'ospedale S. Orsola-Malpighi di Bologna.


(15 giugno 2006)


da: www.repubblica.it/2006/06/sezioni/scienza_e_tecnologia/leucemia-midollo/leucemia-midollo/leucemia-mido...

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