Il mercato si salverà da solo (?)

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-Kaname-chan
00mercoledì 1 ottobre 2008 12:33
Secondo Tremonti la crisi finanziaria dei mutui ha portato alla caduta del "mercatismo" cioè del liberismo economico e molti commentatori in effetti parlano di chiusura di un capitolo di storia, iniziato a livello intellettuale in forma minoritaria negli anni '70 e impostosi definitivamente negli anni '80 per raggiungere l'apogeo negli anni '90 di Clinton e iniziando a declinare nel nostro decennio, che subisce la II crisi finanziaria in meno di 10 anni. Gli stati si affannano a salvare le banche decotte e si parla sempre più insistentemente di riregolamentare il mercato. Eppure è anche vero che la crisi del '29 cui questa viene paragonata fu molto grave per l'intervento dello stato. Fortunatamente nessuno per ora ha detto che vorrebbe quadruplicare i dazi doganali. Mi pare giusto postare le idee di chi la pensa diversamente e chi avrà ragione lo dirà il tempo

www.corriere.it/economia/08_ottobre_01/caretto_economia_si_salvera_da_sola_6e39d424-8f78-11dd-83b2-00144f02aa...

Liberisti irriducibili «La ricetta giusta? Più risparmio, meno debito pubblico»
«Quel piano era statalista:
il mercato si salverà da solo»
L'economista Miron, che si è schierato contro Bush

WASHINGTON
Jeffrey Miron è uno dei 166 economisti che hanno firmato la lettera al Congresso contro i 700 miliardi di dollari di aiuti pubblici agli istituti finanziari, contribuendo a bloccarli. Docente a Harvard, libertario in politica e liberista in economia, Miron è contrario per principio a qualsiasi intervento dello Stato sul mercato. «È lo statalismo che ha causato la crisi — dichiara —. È inaccettabile che la debbano pagare i contribuenti, la paghino le banche». Secondo l'economista, «se permetteremo al mercato di fare il mercato» la crisi verrà superata entro un anno o poco più, e si eviterà una grande depressione come negli anni Trenta. «Per ridare fiducia agli investitori americani e stranieri — sostiene Miron —, anziché interferire nella finanza privata, il Congresso e il governo dovrebbero ridurre l'indebitamento pubblico e i deficit del bilancio e degli scambi». La maggioranza degli operatori di mercato è per i 700 miliardi di dollari, vi accusa di aggravare la crisi per motivi ideologici. «È comodo salvarsi a spese altrui. Ma la verità è che il boom dei mutui subprime, il cui crollo ha provocato la stretta creditizia, è colpa dello Stato. Lo Stato ha creato le due agenzie semigovernative Fannie Mae e Freddie Mac che li hanno finanziati e ne ha garantito il debito. Le due agenzie non avrebbero rischiato se non fossero state certe della protezione pubblica, e non avrebbero rischiato nemmeno le banche. I mutui subprime sarebbero stati pochissimi ». Ma il governo e il Congresso non potevano lasciarle fallire, si sarebbe verificato un disastro.

«Perché? In America, una società in bancarotta finisce spesso in amministrazione controllata, non chiude i battenti, diventa proprietà dei creditori, può riprendersi almeno in parte. Il danno va a carico dei vecchi azionisti, è la legge del mercato. Invece di sperperare 700 miliardi di dollari dei contribuenti, che non c'entrano nulla e che sono le vere vittime di questa crisi, lo Stato liquidi la Fannie Mae e la Freddie Mac». Non provocherebbe altri dissesti? «La realtà è che altri dissesti sono inevitabili, molti istituti finanziari si sono esposti troppo. Ma è inutile piangere sul latte versato ed è pericoloso fare del terrorismo, come accade adesso nel governo e al Congresso. Ci sono e ci saranno fusioni bancarie, Wall Street si ristrutturerà. Questo non è il bis del crack della Borsa del '29. Siamo come un paziente che è appena stato operato, avremo una dura convalescenza, ma ci riprenderemo ». Quindi la Camera ha fatto bene a dire di no ai 700 miliardi? I repubblicani, i più rigidi, non ne risentiranno alle elezioni? «Non siamo stati solo noi 166 economisti a opporsi al pacchetto del governo, vi era e vi è ostile anche una gran parte del pubblico. I contribuenti hanno tenuto dimostrazioni di protesta, e i repubblicani l'hanno recepito, non vedo perché dovrebbero soffrirne alle urne. Una recessione, non depressione, è inevitabile». Gli economisti moderati e liberal affermano che la genesi della crisi è da cercare nella deregolamentazione selvaggia dei mercati negli ultimi anni. «Non sono d'accordo. La regolamentazione non è mai stata una bacchetta magica, anzi è controproducente, e comunque i mercati trovano modo di aggirare le normative troppo rigide». L'Europa ha invitato l'America ad assumersi le sue responsabilità, ha messo in discussione il vostro modello economico. «La nostra immagine è scalfita dall'indebitamento nazionale e dai deficit del bilancio e degli scambi. Il rimedio è incentivare in maniera forte il risparmio dei cittadini, che attualmente è zero, ridurre la spesa pubblica e rilanciare gli investimenti con un taglio dell'imposta sul capitale. Il nostro modello è valido, non bisogna lasciarsi depistare dalle presenti difficoltà».

Ennio Caretto
01 ottobre 2008
cointreau il possente
00mercoledì 1 ottobre 2008 12:48
Sai che sono d'accordissimo con Miron sulle proposta di non varare i 700miliadi di $? Altrimenti i contribuenti risulterebbero spennati 2 volte, prima dai mutui e poi dal riappropiarsene attraverso lo stato.
Non condivio invece il suo ottimismo nella "naturale ripresa dei mercati" se lasciati a se' stessi.
Quello che non capisco è perchè ogni volta che si parla di regolamentazione dei mercati ci tiri nel mezzo i dazi sui beni commerciali. a mio modesto modo di vedere, e anche a modesto modo di vedere dei fu no-global, la regolamentazione dovrebbe riguardare i mezzi finanziari e i flussi indiscriminati di capitale.
Questo si voleva regolamentare, in modo che la bolla tipo sub-prime non si allargasse dal mercato immobiliare USA al mondo intero, mica le merci.
Bye.
Arvedui
00mercoledì 1 ottobre 2008 16:36
Beh, prima o poi doveva succedere. Qualcuno doveva pur dirlo.

Il primo a farlo è un giornale della provincia americana:

Gli Stati Uniti mandano circa 2 miliardi al giorno all'estero per acquistare petrolio e prodotti da nazioni che non condividono i nostri valori. Ciò è ridicolo, e deve cambiare.

La fifa del crack opera miracoli. Teniamoci i soldi, e aridatece le industrie. Perché mettere il nostro destino in mani altrui? (La mia domanda è: perché non ve ne siete accorti prima?). Prosegue infatti l'articolo:

Molte categorie di prodotti, principalmente computer ed elettronica, sono fabbricate esclusivamente all'estero, rimettendo la nostra sicurezza nazionale alle buone intenzioni degli altri.

La soluzione proposta sono i dazi e l'autonomia energetica, e si conclude sostenendo che in tale eventualità molti business si affretterebbero a fare ritorno nella madrepatria, finita la convenienza della globalizzazione.

Non voglio discutere della bontà di queste opinioni. Quello che mi colpisce, è come si rinneghi in tutta fretta la globalizzazione fino a ieri sbandierata, e si invochi una specie di New Deal basato sul rientro delle imprese dall'estero per tamponare la crisi e la disperazione delle classi lavoratrici.

Scommettiamo che tali proposte usciranno presto dalla gazzetta di Fredericksburg, e cominceranno a risuonare presso più prestigiose stanze?
princepsoptimus
00mercoledì 1 ottobre 2008 17:18
La globalizzazione ha fallito, ed anche i no-global ai tempi fallirono... ho un pò di confusione.
-Kaname-chan
00mercoledì 1 ottobre 2008 18:38
Re:
cointreau il possente, 01/10/2008 12.48:

Sai che sono d'accordissimo con Miron sulle proposta di non varare i 700miliadi di $? Altrimenti i contribuenti risulterebbero spennati 2 volte, prima dai mutui e poi dal riappropiarsene attraverso lo stato.
Non condivio invece il suo ottimismo nella "naturale ripresa dei mercati" se lasciati a se' stessi.
Quello che non capisco è perchè ogni volta che si parla di regolamentazione dei mercati ci tiri nel mezzo i dazi sui beni commerciali. a mio modesto modo di vedere, e anche a modesto modo di vedere dei fu no-global, la regolamentazione dovrebbe riguardare i mezzi finanziari e i flussi indiscriminati di capitale.
Questo si voleva regolamentare, in modo che la bolla tipo sub-prime non si allargasse dal mercato immobiliare USA al mondo intero, mica le merci.
Bye.




I dazi li ho citati perché furono una delle cause della grande depressione: per reagire alla crisi pensarono bene di chiudere il mercato così da scatenare una guerra commerciale a livello mondiale: il risultato fu che i beni che gli americani in crisi non potevano più permettersi non poterono essere venduti nemmeno all'estero (e taccio delle gravissime conseguenze politiche). A quanto leggo dalla Gazzetta di Frederiksburg pare che non abbiano imparato nulla, forse perché non hanno mai studiato [SM=x751545]
Poi ci furono tanti altri errori da parte dell'autorità governativa, in realtà nemmeno il new deal servì veramente, fu la guerra mondiale a rimettere in sesto l'economia americana e poi mondiale (con la ricostruzione). Le premesse non sono quindi positive [SM=x751545]
-Kaname-chan
00mercoledì 1 ottobre 2008 18:39
Re:
princepsoptimus, 01/10/2008 17.18:

La globalizzazione ha fallito, ed anche i no-global ai tempi fallirono... ho un pò di confusione.



Bhè a tutto ci vuole il giusto mezzo [SM=x751545] Cmq prima di suonare il de profundis bisognerebbe aspettare un altro po'

Vota DC
00mercoledì 1 ottobre 2008 21:20
I liberisti un tempo avevano tra i principi il pareggio di bilancio,poi sono arrivati questi cessi di neoliberisti ed sono incominciati l'indebitamento e le speculazioni.
Ora sappiamo come si comportano i neoliberisti quando il debito è troppo alto:fanno i socialisti per salvare gli amichetti.
princepsoptimus
00giovedì 2 ottobre 2008 15:58
Re: Re:
-Kaname-chan, 01/10/2008 18.39:



Bhè a tutto ci vuole il giusto mezzo [SM=x751545] Cmq prima di suonare il de profundis bisognerebbe aspettare un altro po'





Scusami ma se dal liberismo mi togli la globalizzazione mi cade tutto il sistema o sbaglio?
Malduin
00sabato 4 ottobre 2008 00:30
(la vignetta è del Times)

Alla fine abbiamo assistito al Crak della politica di Housing Clintoniana, or ora non so quantificare il costo per riparare al danno ma.....vedremo.
Alla fine le banche intascheranno i 700bn, che andranno direttamente alla voce "debito pubblico", a sto punto mi vien da dire che gli Americani facevan prima a seguire l'esempio italico anni settanta e regalar case facendo direttamente debito pubblico.... ;)

Una cifra del genere è due volte l'intero PIL del meridione italiano (facciamo quasi 3, anche perchè sembra essere salita a 700+150) ci si mantengono tanti interessi che manco Cuffaro e Bassolino s'immaginano, perchè ovviamente or ora bisogna vedere esattamente chi intascherà cosa e come, l'unica cosa certa è solo chi paga...
princepsoptimus
00sabato 4 ottobre 2008 16:21
700 bn sono una briciola infinitesimale, servono solo a far salire un pò i titoli in borsa... poi tutti gli squali che adesso sono stati fregati, venderanno i titoli perchè sono consapevoli del buco enorme che c'è e ad essere fregati saranno stavolta i risparmiatori che hanno investito a loro volta in titoli...
-Kaname-chan
00sabato 4 ottobre 2008 21:59
Re: Re: Re:
princepsoptimus, 02/10/2008 15.58:




Scusami ma se dal liberismo mi togli la globalizzazione mi cade tutto il sistema o sbaglio?



Ma chi l'ha detto che la globalizzazione è finita? Spero proprio che nessun governo si metta a tirar su le tariffe doganali per bloccare il libero scambio tra nazioni, sarebbero gli stessi errori del 1929! o.O Quello che si chiede adesso è la regolazione del mercato finanziario per far si che si speculi di meno. Il rischio che si passi alla regolazione dell'industria facendo decadere l'antitrust o che si alzino barriere doganali c'è ma spero proprio che non accada.
Inoltre gli Stati Uniti probabilmente adotteranno politiche più favorevoli alle classi più disagiate, come ad esempio l'assistenza sanitaria universale: ne parlano da anni ma dopo questo disastro potrebbero cadere tutte le resistenze. Ma non necessariamente una politica più socialdemocratica deve demolire la globalizzazione oppure bloccare la concorrenza.

Malduin
00sabato 4 ottobre 2008 23:45
Re:
princepsoptimus, 04/10/2008 16.21:

700 bn sono una briciola infinitesimale, servono solo a far salire un pò i titoli in borsa... poi tutti gli squali che adesso sono stati fregati, venderanno i titoli perchè sono consapevoli del buco enorme che c'è e ad essere fregati saranno stavolta i risparmiatori che hanno investito a loro volta in titoli...


in somma, sono sempre il 5% del PIL USA, superano perfino le spese militari di un anno (e quelle usa sono tutto fuorchè modeste). Sembra che finanziare il New Deal di Roosvelt fosse costato meno (facendo i debiti conti e tenendo presente inflazione/svalutazione della moneta).


cointreau il possente
00lunedì 13 ottobre 2008 21:18
Re:
Vota DC, 01/10/2008 21.20:

I liberisti un tempo avevano tra i principi il pareggio di bilancio,poi sono arrivati questi cessi di neoliberisti ed sono incominciati l'indebitamento e le speculazioni.
Ora sappiamo come si comportano i neoliberisti quando il debito è troppo alto:fanno i socialisti per salvare gli amichetti (1).



Arvedui, 01/10/2008 16.36:


Quello che mi colpisce, è come si rinneghi in tutta fretta la globalizzazione fino a ieri sbandierata, e si invochi una specie di New Deal basato sul rientro delle imprese dall'estero per tamponare la crisi e la disperazione delle classi lavoratrici.



io mi stupisco che ci si stupisca, sinceramente. La favoletta è finita - la favoletta che ci raccontavano i neoliberisti prima di andare a letto, "il mercato libero, per dio!" - e adesso ci sarà un risveglio drastico, cmq vada la crisi.
L'ideologia neoliberista è stata una grande foglia di fico per la più grossa redistribuzione dei redditi (al contrario: dal basso verso l'alto) che si sia vista nella storia dell'umanità. Il che - lo dico per kaname, prima che parta con a darmi del sovietizzatore [SM=x751545] - non significa che i principi del libero mercato - non tutti - siano da buttare con l'acqua sporca.

(1) questa è molto bella, arvedui. i neoliberisti non erano poi così diversi dai furbetti dell'italico quartierino. Per lo meno avevano la tipica rapacità anglosassone.

Tercio Real
00martedì 14 luglio 2009 01:52
Secondo me quá non cambierá niente.
A Marzo Obama cambió il metodo di stimare le perdite delle banche statunitensi. In pratica le titolazioni catalogate come meno sicure e quelle senza valore attualmente non contavano dentro l´attivo. Non a caso nei dati di Aprile-Maggio gran parte della Banche statunitensi ebbero guadagni sebbene gran parte del piano di acquisto dei titoli sub-prime non era stato ancora attuato.
Si uscirá dalla crisi come si entró: dal momento che uno si chiese che cacchio erano queste sub-prime crolló il gioco. Ora al contrario, ci si mette d´accordo tra le banche dicendosi "io stó bene bene, non ho problemi" "ah anche io" sebbene l´immondizia ce l´abbiano ancora, ma dal momento che la fiducia ritorni come prima, il mercato interbancario si ripristinerá e dunque i prestiti alle famiglie, aziende... basta chiudere gli occhi come prima che tutto va bene.
La gente ritornerá a indebitarsi fino al collo per continuare con il loro livello di vita (qua in Spagna tanti di quelli che ora, senza lavoro e senza piú paga dello stato, vanno a Caritas a chiedere cibo vanno senza avere un bisogno vero di chiedere cibo, ma tante volte per continuare a pagare l´ipoteca della casa, della macchina...) dicevo, la gente ritornerá a indebitarsi fino il collo una volta che le banche riaccenderanno il mercato di prestiti e il bello sará dopo, quando gli Stati per sopperire ai deficit abissali di ora dovranno per forza o aumentare tasse o diminuire il gasto pubblico e la gente sará doppiamente indebitata fino il collo.
Non ci sará piú crisi perché il PIL inizierá a salire e le Banche avranno guadagni impressionanti come prima della crisi. La popolazione continuerá piú affogata come consumatori senza cervello come sostegno del sistema.
Dal momento che il successo di uno Stato si vede con la crescita del PIL succedono questi casini.
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