Caduto il governo

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pacotom
00giovedì 22 febbraio 2007 00:10
Alle 19.20 il premier dimissionario è salito al Quirinale. Poi dai presidenti di Senato e Camera
Oggi via alle consultazioni di Napolitano. Il sostegno dell'Unione e le ipotesi di allargamento
Prodi, la giornata delle dimissioni
"Governo forte o niente reincarico"
ROMA - Rutelli sarebbe stato possibilista ma Prodi e D'Alema sono stati irremovibili: dopo la sconfitta al Senato della mozione dell'Ulivo sulla politica estera non c'era "spazio a mediazioni". Anche perché il
Presidente della Repubblica l'aveva detto chiaramente a Prodi: "Chi viene sfiduciato sulla politica estera, anche se su una mozione, non ha una maggioranza e deve trarne le conseguenze".
Alle 19.20 Prodi è salito al Quirinale per rimettere nelle mani di Napolitano il mandato del suo governo. Un faccia a faccia di venti minuti in cui il premier ha riassunto ciò che era avvenuto in mattinata al Senato, e il presidente della Repubblica si è riservato di decidere, ha avviato le consultazioni ed ha invitato il Governo a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti. Alle 10.30 i primi a salire al Colle saranno il presidente del Senato e della Camera.
E' stato l'epilogo di una giornata aperta dalla relazione di Massimo D'Alema al Senato sulla politica estera, nella quale il ministro degli Esteri ha ribadito il suo messaggio alla maggioranza: "Se il governo va sotto, andremo a casa". E la mozione favorevole al governo, proposta da Anna Finocchiaro, non ha ottenuto la maggioranza dei voti: il quorum era 160, i favorevoli sono stati 158. I contrari 136, gli astenuti (che in Senato sono considerati alla stregua di voti contrari) 24.
Il presidente della Repubblica era a Bologna in visita ufficiale quando è arrivata la notizia della votazione al Senato. Momenti concitati, poi la decisione di interrompere la visita: ha stretto la mano al sindaco Sergio Cofferati, ed è salito in macchina per rientrare a Roma.
A fine pomeriggio, dunque, il presidente del Consiglio ha varcato il portone del Quirinale per rassegnare le dimissioni. Nessun commento all'uscita. Prodi si è poi recato alla Camera e al Senato per incontrare i presidenti Bertinotti e Marini.
Infine il vertice con i leader dell'Ulivo, riuniti nel frattempo a palazzo Chigi. Vertice dal quale il premier ha ricevuto l'appoggio e l'invito ad andare avanti.
Il Professore sembra convinto ad accettare un Prodi-bis solo se il futuro governo sarà più forte. "Il voto di oggi al Senato - avrebbe detto - è il figlio di una continua guerra che ha logorato il governo". Serve una maggioranza più coesa oppure Prodi è pronto a farsi da parte.
La maggioranza, si spiega a palazzo Chigi, dovrà però essere la stessa che è uscita dalle urne. Questo non esclude l'apporto di forze nuove, a patto che accettino il programma dell'Unione o almeno alcuni punti programmatici fissati in una agenda ben definita.
L'ipotesi di una maggioranza più ampia non viene scartata nemmeno da alcuni settori diessini, dopo le aperture centriste di Follini e in particolare l'invito di Casini a "una tregua per mettere al centro alcuni punti programmatici e dare risposte al paese".
Dunque l'ipotesi di ampliare la maggioranza sulla base del programma c'è, ma già si sconta il no della sinistra. Domani è stata convocata la direzione straordinaria del Pdci e venerdì si riunirà la direzione nazionale di Rifondazione Comunista. Per oggi la parola elezioni non è stata tra le più pronunciate. Alcuni esponenti di governo vicini a Prodi fanno notare che in questa situazione sarebbero molto rischiose e potrebbero riproporre un'identica maggioranza con gli stessi rischi in Parlamento. (21 febbraio 2007) Repubblica.it

[Modificato da webcop 22/02/2007 9.12]

bitonale
00giovedì 22 febbraio 2007 00:30
Caduto? Fatto male?
Il Governo è caduto e si è fatto male?
Allora...
s@bi
00giovedì 22 febbraio 2007 00:39
[SM=g27765] [SM=g27765]
Capisco pochissimo gli andamenti della vostra politica. Forse è il paragone con quella del mio Paese che mi fa aprire così gli occhioni... da noi sarebbe impensabile che un governo cadesse.


digos1979
00giovedì 22 febbraio 2007 01:01
Re:

Scritto da: bitonale 22/02/2007 0.30
Caduto? Fatto male?
Il Governo è caduto e si è fatto male?
Allora...

[SM=x165059] [SM=x165059] [SM=x165058] [SM=x165058]
webcop
00giovedì 22 febbraio 2007 10:12
Addio rinnovo del contratto, i tempi si allungano ancora di più.
Nicola903
00giovedì 22 febbraio 2007 10:46
Ma chi ci rimette dobbiamo essere sempre noi???

... cadono... ma sempre in piedi!!!

[SM=x165074]
Nicola903
00giovedì 22 febbraio 2007 10:47
Prodi Bis
ROMA - E' stato il risultato del logoramento dovuto a otto mesi di guerra a bassa intensità. Romano Prodi sbotta contro i dissidenti e i partiti della sinistra radicale. Il presidente del Consiglio non se lo aspettava, ma ora deve fare i conti con una crisi al buio. Dimissionario al Quirinale e pronto ad accettare un governo bis solo a patto che la maggioranza sia più forte.

Dalle parti di Palazzo Chigi e anche in diversi settori dell'Ulivo si guarda, con molta cautela, a Marco Follini e all'area dell'Udc. Potrebbe essere questa la carta da giocare, ma la sinistra radicale, che non è stata in grado di tenere le sue truppe, deve superare l'opposizione a questa prospettiva. Arriva la botta del Senato. Tutti nel governo e nel centrosinistra, nessuno escluso, sono tramortiti. Si parte con un vertice fiume a Palazzo Chigi. Che fare? Dopo una esitazione iniziale, Prodi si mostra deciso a salire al Quirinale per presentare le dimissioni.

Nel vertice, a cui partecipano ministri e segretari di partito, in molti provano a fargli cambiare idea: la maggioranza dei ministri, i partiti della sinistra radicale, l'Udeur e la Margherita. Massimo D'Alema e Giuliano Amato, invece, sono convinti come lui che l'unico passaggio possibile siano le dimissioni formali. E così si fa. La telefonata con il capo dello Stato, perfettamente d'accordo con Prodi sul che fare, serve a fissare l'appuntamento al Colle. Ora si lavora per uscire dalle secche. L'ipotesi circolata nelle ultime ore è quella di un allargamento della maggioranza a settori centristi. Sia Piero Fassino che D'Alema, nella riunione serale dell'ufficio di presidenza dei Ds, si sarebbero limitati a parlare di un allargamento a singoli.

Lo stesso Prodi si dice disponibile a un bis solo se il governo esce da queste consultazioni con un rafforzamento decisivo: politico e nei numeri. E nell'Ulivo si pensa che l'unica strada percorribile sia quella di costruire una maggioranza allargata attorno a Prodi. Ci saranno e sono emerse già oggi le contrarietà di Prc, Verdi e Pdci, ma il premier, piuttosto seccato, avrebbe anche fatto notare agli alleati della sinistra che l'alternativa, quella cioé di un governo tecnico, potrebbe spazzare via i partiti delle estreme. Il Professore era molto arrabbiato con noi, raccontano esponenti dell'ala radicale.

E questo stato d'animo del premier avrebbe avuto conferma nella freddezza che ha caratterizzato l'incontro tra Prodi e Fausto Bertinotti, quando Prodi è stato ricevuto a Montecitorio per informare il presidente della Camera sul confronto avuto al Quirinale con Giorgio Napolitano: due minuti e tutti e due in piedi, raccontano. L'attenzione di settori del centrosinistra all'Udc sembra confermata anche dalle visite e dalle telefonate che nel pomeriggio avrebbe ricevuto Pier Ferdinando Casini.

Lo hanno cercato in molti, raccontano più fonti. Il leader centrista avrebbe però posto le sue condizioni: non chiedeteci di fare la stampella né di irrobustire l'attuale maggioranza. Siamo piuttosto disponibili, avrebbe aggiunto, a discutere di una cosa del tutto nuova. Ora le ipotesi sono tutte sul tappeto, ma nessuno può dire cosa succederà realmente nei prossimi giorni. Diversi ministri sembrano in serata piuttosto scioccati e ammettono di non sapere bene ciò che accadrà. E' proprio un caso scolastico di crisi al buio, quando si entra al Quirinale in un modo e non si sa come se ne uscirà.
- A.N.S.A. -
postman78
00giovedì 22 febbraio 2007 14:14
che mandria di furbacchioni!!!! [SM=g27766] [SM=g27766]

L'imperativo e far arrivare i nuovi deputati e senatori alla pensione che acquisiscono dopo due anni e mezzo di governo quindi le elezioni non si faranno perchè non le vuole nessuno (di loro) e perchè in ogni caso sarebbe una disfatta per tutti.
Non è un bell'esempio di democrazia, questo, secondo me....se non c'è un governo si torna alle urne non si fanno i balletti ma....tutti lo sanno da 50 anni e a tuti va bene così! [SM=x165048]

[Modificato da postman78 24/02/2007 14.22]

bluewall
00giovedì 22 febbraio 2007 16:16
Re:

Scritto da: postman78 22/02/2007 14.14
che mandria di furbacchioni!!!! [SM=g27766] [SM=g27766]
L'imperativo e far arrivare i nuovi deputati e senatori alla pensione che acuisiscono dopo due anni e mezzo di governo quindi le elezioni non si faranno perchè non le vuole nessuno (di loro) e perchè in ogni caso sarebbe una disfatta per tutti.
Non è un bell'esempio di democrazia, questo, secondo me....se non c'è un governo si torna alle urne non si fanno i balletti ma....tutti lo sanno da 50 anni e a tuti va bene così! [SM=x165048]


Embé, hanno diritto pure loro a un futuro garantito, mica vogliamo creare pure la classe dei parlamentari precari ? [SM=x165041]
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