Dal Corriere:
In aula l’assassino del regista Van Gogh: non voglio difendermi
DAL NOSTRO INVIATO
AMSTERDAM - Mohamed Bouyeri entra nel tribunale blindato alle 8.45, i genitori
di Theo van Gogh, Anneke e Johan, sono già dentro, lui li guarda impassibile, poi in segno di sfida agita verso di loro il Corano.
Al giudice annuncia che non dirà niente, non vuole nemmeno più farsi difendere dal suo avvocato, Peter Plasman: da tempo è la sharia per lui l’unica legge, l’unico tribunale. Ieri la prima udienza del processo per l’omicidio di Theo van Gogh, il regista di sgozzato come un agnello la mattina del 2 novembre scorso, nell’Olanda multietnica e tollerante che d’improvviso ha scoperto la paura e l’odio e comincia a sentirsi nel mirino del fondamentalismo islamico. Il poco che aveva da dire, il giovane marocchino, 27 anni, lo ha già detto al fratello Hassan per telefono dal carcere. Conversazione intercettata: «Se qui avessero la pena di morte, la implorerei». Anneke van Gogh in aula lo incalza: «Quest’uomo ha ucciso ma non troverà in Paradiso le 72 vergini ad aspettarlo, davanti ha la galera
a vita». Mohamed recita sole poche parole in arabo: «Nel nome di Allah il misericordioso, cerco il mio rifugio dal Diavolo maledetto».
E il Diavolo, per lui che pure è nato in Olanda, è l’Occidente. A pochi giorni dalle bombe di Londra certe sue lettere, prodotte in tribunale dall’accusa, ora mettono i brividi: «Prego Allah che fermi per sempre il cuore malato di Tony Blair», scriveva nel 2003, firmandosi Abu Zubair, come un leader di Al Qaeda catturato in Marocco nel 2002. Un’altra è rivolta «agli infedeli olandesi» e semina enorme inquietudine: «Voi siete diventati ovunque un bersaglio, sui tram, sugli autobus, a bordo dei treni, nei centri commerciali. Badate, durerà soltanto la frazione di un secondo. Poi vi ritroverete tra i morti». Solo un pazzo, un mitomane? La Procura olandese vuol vederci chiaro. Il sospetto però è che il giovane assassino, già reo confesso, non abbia agito da solo.
Fa. C.
Quando ho letto la prima volta la RABBIA E L'ORGOGLIO, lo ammetto, sono rimasto un pò perplesso di fronte ai toni usati da Oriana Fallaci. La maggior parte dei miei zii sono emigrati all'estero e guardando al loro esempio pensavo che prima o poi, alla prima generazione di figli nati in Italia, anche questi immigrati si sarebbero integrati
poi vai a leggere notizie come quelle su 'sto Bouyeri, cresciuto nella multiculturale e politicamente corretta Olanda e sui quattro anglo-musulmani responsabili della strage a Londra, beh...mi ha assalito un dubbio...che la Fallaci abbia ragione ? Che i musulmani non vogliono integrarsi a noi perchè vogliono che noi ci integriamo a loro? Ragazzi, la vedo tosta....
"we few, we happy few, we band of brothers" ( Shakespeare)